Italia: farina di grillo a 120 euro al Kg. Compresi nel prezzo rischi per salute e ambiente

Ad un anno dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo per il novel food, sul fronte insetti ancora nessuna autorizzazione è arrivata. L’iter burocratico è lungo e complesso, e ci si aspetta che tra i primi arriveranno quelli che da tempo erano già sul mercato (in Belgio e Olanda) mentre l’Italia rischia di rimanere indietro.
“Al momento la situazione ha poi qualche opacità. In Italia ci sono parecchie decine di allevamenti di insetti – fa notare Mascaretti (intervistato da Daniele Colombo per Italia Oggi, NDR) -. Che hanno fatto richiesta alla Commissione e potrebbero essere forse 4 o 5. E c’è anche un mercato nero: la farina di grillo viene venduta intorno a 120 € al Kg in alcuni allevamenti non autorizzati per l’alimentazione umana, con potenziale rischio per la salute pubblica. E a chi viene pagata quella cifra non interessa essere sostenibile. Non c’è poi alcuna vigilanza. Noi dobbiamo, invece, creare un modello anche di sicurezza (rischi batterici eccetera) e che guardi anche all’ottica dell’economia circolare. Il modello di allevamento di insetti commestibili di cui parla Mascaretti, che lo ha avviato, si chiama MAIC. Cofinanziato dalla Fondazione Cariplo, riunisce diversi partner. Il capofila è il Centro per lo Sviluppo Sostenibile e vi partecipano anche l’Università degli Studi di Milano con tre dipartimenti, L’Università degli Studi di Torino e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Vogliamo creare un modello di sostenibilità e sicurezza e anche un manuale per la sicurezza per chi dovrà fare i controlli, dice.

L’UE frena gli insetti nel piatto. Ma il mercato nero impazza: farina di grillo a 120 euro/kg. di Daniele Colombo, Italia Oggi, 26 01 2019 – leggi l’articolo completo cliccando sull’immagine

MADE GREEN IN ITALY

MADE GREEN IN ITALY: UN MARCHIO PER L’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI MADE IN ITALY

Con Decreto ministeriale n. 56 del 21 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 29 maggio, è stato adottato il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato “Made Green in Italy”. Il provvedimento è entrato in vigore il 13 giugno ed è stato adottato in attuazione dell’art. 21, comma 1 della Legge 221/2015 (cosiddetto Collegato ambientale), nel quadro delle iniziative di promozione della green economy.

Il decreto intende promuovere la competitività del sistema produttivo italiano a fronte della sempre crescente domanda, a livello nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.

Nel regolamento sono contenute le regole per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF – Product Environmental Footprint), definita a livello comunitario nella Raccomandazione 2013/179/UE.

Va subito segnalato che si tratta di uno schema a cui possono accedere volontariamente i produttori di prodotti originari italiani (Made in Italy).

Il decreto si compone di 9 articoli e di 4 allegati.

Fra le definizioni contenute nell’articolo 2 merita particolare attenzione quella di regola di categoria di prodotto (RCP): si tratta delle indicazioni metodologiche rilasciate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (gestore dello schema) che definiscono le regole e i requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per una specifica categoria di prodotto. L’allegato I contiene la procedura per l’elaborazione e l’aggiornamento delle RCP (da effettuarsi ogni 4 anni).

Per ottenere il marchio Made Green in Italy per i propri beni che presentino prestazioni ambientali elevate e per i quali esista una RCP in corso di validità, il produttore presenta al Ministero competente domanda di adesione allo schema con le modalità descritte nell’allegato II. Qualora l’esame della domanda abbia esito positivo, il gestore concede al richiedente (entro 30 giorni dall’acquisizione dell’istanza) la licenza d’uso triennale del logo “Made Green in Italy” (v. infra) -rinnovabile dopo tale periodo – con le istruzioni per il relativo utilizzo (allegato IV al DM).

L’allegato III detta le regole per lo svolgimento delle verifiche indipendenti e per la convalida della documentazione presentata dal richiedente.

Il MATTM pubblica sul proprio sito web l’elenco dei prodotti che aderiscono allo schema, indicando altresì la validità della concessione d’uso del logo. Il diritto di utilizzare il logo può essere sospeso o revocato in caso di inosservanza delle disposizioni del decreto.

Avv. Stefania Gorgoglione

Centro per lo Sviluppo Sostenibile

Centro per lo Sviluppo Sostenibile: la sostenibilità alimentare tra le nostre priorità

il Centro per lo Sviluppo Sostenibile di Milano impegnato nella diffusione della sostenibilità alimentare

Attualmente ogni abitante della terra dispone, mediamente, di una quantità di cibo pari a 3000 kcal al giorno rispetto alle 2.500 Kcal del 1961. Una cifra che sarebbe adeguata se non nascondesse profonde disparità. Se l’obiettivo è di raggiungere, nel 2050, una disponibilità di 3 mila chilocalorie al giorno per tutti gli abitanti del pianeta, in modo sostenibile ed eliminando le disparità, i consumi dovrebbero crescere del 30% nei Paesi in via di sviluppo mentre nei Paesi industrializzati dovrebbero diminuire del 25%.

Papa Francesco, nel suo discorso alla FAO del 2014 ci rammenta che le origini di tutti i mali è l’inequità  e sollecita ad avere “sguardo e cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà”.

Le motivazioni che inducono ad abbracciare e sostenere i principi della sostenibilità possono essere diversi. Indipendentemente dalle motivazioni che stanno alla base di un percorso di sostenibilità, ogni passo che viene sostenuto in questa direzione porta a dei benefici, sia nel “piccolo” es famiglia-azienda, che progressivamente in termini di società tutta, come affermato dal documento The State of Food and Agriculture della FAO (2014) secondo il quale l’innovazione nei Paesi in via di sviluppo deve iniziare dai singoli nuclei famigliari per poi estendersi.

L’importante è iniziare un percorso di miglioramento, che dovrà essere continuo nel tempo e che consenta di garantire il diritto all’accesso al cibo e un impiego sostenibile della biodiversità.

L’impegno di molti prima e dopo Expo Milano 2015 ha reso più veloce il percorso, ma resta ancora molto da fare e occorre un impegno costante da parte di tutti.

Testo scritto da Maura Calliera e Andrea Mascaretti, tratto da White Paper of Edible Insects (il libro bianco è stato ufficialmente presentato al Padiglione UE in Expo 2015)