MADE GREEN IN ITALY

MADE GREEN IN ITALY: UN MARCHIO PER L’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI MADE IN ITALY

Con Decreto ministeriale n. 56 del 21 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 29 maggio, è stato adottato il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato “Made Green in Italy”. Il provvedimento è entrato in vigore il 13 giugno ed è stato adottato in attuazione dell’art. 21, comma 1 della Legge 221/2015 (cosiddetto Collegato ambientale), nel quadro delle iniziative di promozione della green economy.

Il decreto intende promuovere la competitività del sistema produttivo italiano a fronte della sempre crescente domanda, a livello nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.

Nel regolamento sono contenute le regole per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF – Product Environmental Footprint), definita a livello comunitario nella Raccomandazione 2013/179/UE.

Va subito segnalato che si tratta di uno schema a cui possono accedere volontariamente i produttori di prodotti originari italiani (Made in Italy).

Il decreto si compone di 9 articoli e di 4 allegati.

Fra le definizioni contenute nell’articolo 2 merita particolare attenzione quella di regola di categoria di prodotto (RCP): si tratta delle indicazioni metodologiche rilasciate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (gestore dello schema) che definiscono le regole e i requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per una specifica categoria di prodotto. L’allegato I contiene la procedura per l’elaborazione e l’aggiornamento delle RCP (da effettuarsi ogni 4 anni).

Per ottenere il marchio Made Green in Italy per i propri beni che presentino prestazioni ambientali elevate e per i quali esista una RCP in corso di validità, il produttore presenta al Ministero competente domanda di adesione allo schema con le modalità descritte nell’allegato II. Qualora l’esame della domanda abbia esito positivo, il gestore concede al richiedente (entro 30 giorni dall’acquisizione dell’istanza) la licenza d’uso triennale del logo “Made Green in Italy” (v. infra) -rinnovabile dopo tale periodo – con le istruzioni per il relativo utilizzo (allegato IV al DM).

L’allegato III detta le regole per lo svolgimento delle verifiche indipendenti e per la convalida della documentazione presentata dal richiedente.

Il MATTM pubblica sul proprio sito web l’elenco dei prodotti che aderiscono allo schema, indicando altresì la validità della concessione d’uso del logo. Il diritto di utilizzare il logo può essere sospeso o revocato in caso di inosservanza delle disposizioni del decreto.

Avv. Stefania Gorgoglione

Centro per lo Sviluppo Sostenibile

Pubblicate le quattro direttive del “Pacchetto economia circolare”

Il 14 giugno 2018 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (L150) il cosiddetto “Pacchetto economia circolare”.

Si tratta di quattro Direttive in materia di rifiuti che modificano sei provvedimenti, anch’essi riguardanti la gestione dei rifiuti.

Le nuove norme comunitarie sono entrate in vigore il 4 luglio scorso, mentre gli Stati membri UE dovranno adeguare la propria legislazione nazionale entro il 5 luglio 2020. Saranno di conseguenza modificati i decreti legislativi attualmente vigenti nel nostro Paese nei settori interessati dalle quattro Direttive, a cominciare dal testo unico ambientale (D.Lgs. 152/2006).

Le modifiche legislative riguardano non solo la Direttiva “madre” sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE), ma anche la disciplina sulle discariche di rifiuti (Direttiva 1999/31/CE); la Direttiva sui veicoli fuori uso (Direttiva 2000/53/CE), su pile e accumulatori e relativi rifiuti (Direttiva 2006/66/CE) e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva 2012/19/CE).

Le novità del “Pacchetto” riguardano anche la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Con questi nuovi provvedimenti viene dato ulteriore impulso alla transizione verso la cosiddetta economia circolare, dove – a differenza del passato, non molto lontano per la verità – ogni prodotto non è più destinato necessariamente a giungere a fine vita. Anzi, l’obiettivo perseguito è di riutilizzare, riparare e riciclare i beni in modo da evitare il più possibile che debbano essere smaltiti.

Un ruolo centrale in questo contesto è svolto dalle imprese che saranno chiamate ad abbandonare la consuetudine di fabbricare prodotti a vita breve per concentrarsi su una progettazione più a lunga durata, prolungando dunque la vita dei loro prodotti; una sfida, ma anche un’opportunità per chi sarà in grado di coglierla.

Dall’altro lato i consumatori dovranno orientarsi verso scelte sostenibili. Ciò potrà avvenire grazie anche alla diffusione delle informazioni volte a favorire l’adozione di comportamenti più attenti verso il risparmio di risorse.

Infine anche la politica sarà chiamata a effettuare scelte orientate a questo nuovo approccio all’economia; un particolare impegno dovrà essere speso per abbattere gli ostacoli che ancora impediscono la realizzazione pratica della transizione verso un’economia circolare, anche attraverso la diffusione di una maggiore consapevolezza di cittadini e imprese dei vantaggi ad essa legati.

Avv. Stefania Gorgoglione