per un’alimentazione sostenibile e sana: Progetto MAIC

perché gli insetti commestibili aiutano il Pianeta?

gli insetti sono molto efficienti e hanno un alto tasso di conversione del cibo perché sono a sangue freddo e non devono utilizzare energia per mantenere la propria temperatura corporea: ad esempio i grilli hanno bisogno di un cibo sei volte meno dei bovini, quattro volte meno delle pecore e due volte meno dei maiali e dei polli da carne per produrre la stessa quantità di proteine (fonte: FAO). In pratica, per produrre 1 kg di grilli/locuste servono 2 kg di mangime, mentre per produrre 1 kg di bovino occorrono 8 kg di mangime. Anche la resa della carne dopo la lavorazione è molto più elevata per gli insetti ad esempio nei Grilli rappresenta l’80% mentre per manzo solamente il 55%, per il maiale il 70% e per l’agnello il 35% (fonte: FAO). Inoltre gli insetti producono quantità molto ridotte di gas serra rispetto al bestiame convenzionale, utilizzano meno acqua potabile e meno terreno a parità di quantità di proteine prodotte. Pertanto, gli insetti commestibili rappresentano un’ottima fonte proteica a base animale.

La sostenibilità della produzione di insetti commestibili è dunque il punto di forza di questa fonte alimentare che risponde alla necessità di diversificare la produzione alimentare e guarda ai bisogni del futuro, per questo è nato il Progetto MAIC

OMAF Osservatorio Metropolitano Alimentazione del Futuro

è nato oggi venerdì 3 maggio l’Osservatorio Metropolitano dell’Alimentazione del Futuro.

Nel 2030, circa il 70% della popolazione umana vivrà nelle aree metropolitane. Quasi 9 miliardi di persone da sfamare ogni giorno. Quindi, un’enorme quantità di cibo da produrre, trasformare, conservare, trasportare, cucinare, somministrare. Se n’è parlato in occasione di Milano Food City 2019. Alla tavola rotonda sull’alimentazione del futuro organizzata da OMAF hanno partecipato esperti del CNR, dell’ENEA, dell’Università degli Studi di Milano, della IULM, della Casa dell’Agricoltura, dell’Istituto Italiano dell’Imballaggio, dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari. In conclusione, su proposta di Andrea Mascaretti l’OMAF è stato costituito dal Centro per lo Sviluppo Sostenibile, dalla Società Umanitaria, dal Centro Studi Anticontraffazione, da CiBi e dalla Fondazione Agraria Felice Ferri.

Italia: farina di grillo a 120 euro al Kg. Compresi nel prezzo rischi per salute e ambiente

Ad un anno dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo per il novel food, sul fronte insetti ancora nessuna autorizzazione è arrivata. L’iter burocratico è lungo e complesso, e ci si aspetta che tra i primi arriveranno quelli che da tempo erano già sul mercato (in Belgio e Olanda) mentre l’Italia rischia di rimanere indietro.
“Al momento la situazione ha poi qualche opacità. In Italia ci sono parecchie decine di allevamenti di insetti – fa notare Mascaretti (intervistato da Daniele Colombo per Italia Oggi, NDR) -. Che hanno fatto richiesta alla Commissione e potrebbero essere forse 4 o 5. E c’è anche un mercato nero: la farina di grillo viene venduta intorno a 120 € al Kg in alcuni allevamenti non autorizzati per l’alimentazione umana, con potenziale rischio per la salute pubblica. E a chi viene pagata quella cifra non interessa essere sostenibile. Non c’è poi alcuna vigilanza. Noi dobbiamo, invece, creare un modello anche di sicurezza (rischi batterici eccetera) e che guardi anche all’ottica dell’economia circolare. Il modello di allevamento di insetti commestibili di cui parla Mascaretti, che lo ha avviato, si chiama MAIC. Cofinanziato dalla Fondazione Cariplo, riunisce diversi partner. Il capofila è il Centro per lo Sviluppo Sostenibile e vi partecipano anche l’Università degli Studi di Milano con tre dipartimenti, L’Università degli Studi di Torino e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Vogliamo creare un modello di sostenibilità e sicurezza e anche un manuale per la sicurezza per chi dovrà fare i controlli, dice.

L’UE frena gli insetti nel piatto. Ma il mercato nero impazza: farina di grillo a 120 euro/kg. di Daniele Colombo, Italia Oggi, 26 01 2019 – leggi l’articolo completo cliccando sull’immagine

Agricoltura tra sviluppo e sostenibilità e nuova politica agricola comune

Agricoltura sostenibile e nuova PAC lunedì 10 dicembre in diretta su facebook

Centro per lo Sviluppo Sostenibile – Società Umanitaria – Casa dell’Agricoltura – Fondazione Agraria Felice Ferri

in collaborazione con Paramento Europeo – ufficio di Milano

Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Milano

media partner Arga Lombardia e Liguria

Promotori:

CIA, Coldiretti, Confagricoltura, CNR IBBA

Tavola rotonda tra istituzioni regionali ed europee,  organizzazioni di agricoltori e organizzazioni scientifiche per affrontare il tema della grande agricoltura industriale tra sviluppo e sostenibilità alla luce delle nuove politiche europee.

L’incontro ha come obiettivo quello di fornire ai partecipanti informazioni da parte dei diversi protagonisti che animano il dibattito di grande attualità: da una parte la necessità di lasciare spazio allo sviluppo e all’innovazione per produrre sempre più cibo con coltivazioni industriali che rendano disponibile ed accessibile una produzione alimentare sana e di qualità, dall’altro la tutela delle biodiversità, delle tradizioni locali, l’attenzione all’ambiente e la sostenibilità della produzione agricola.

Alla tavola rotonda saranno anche invitati a dare un loro contributo alcuni rappresentanti del Parlamento europeo per approfondire i lavori che riguardano la nuova Politica Agricola Comune.

tavola rotonda Agricoltura Industriale Sostenibile nuova Politica Agricola Comune

 

moderano :

  • Andrea Mascaretti, giornalista, Presidente Centro per lo Sviluppo Sostenibile
  • Claudia Sorlini, Presidente Casa dell’Agricoltura

intervengono:

  • Fabio Benati, giornalista, Segretario ARGA Lombardia e Liguria
  • Antonio Boselli Presidente Confagricoltura Lombardia
  • Aldo Ceriotti, Direttore CNR – IBBA
  • Alberto Cirio*, Parlamentare europeo
  • Giuseppe Croce, Presidente Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali
  • di Milano (Province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Pavia)
  • Giovanni Daghetta Presidente C.I.A. Lombardia
  • Paolo De Castro*, Parlamentare Europeo
  • Herbert Dorfmann*, Parlamentare Europeo
  • Ruggero A. Invernizzi, Presidente VIII Commissione permanente – Agricoltura,
  • montagna, foreste e parchi Regione Lombardia
  • Stefano Mai, Assessore all’Agricoltura Regione Liguria
  • Stefano Maullu, Parlamentare Europeo
  • Alberto Jannuzzelli Presidente Società Umanitaria
  • Alessandro Rota, Presidente Coldiretti Milano Lodi e Monza
  • Angelo Zucchi, Consiglio Direttivo Casa dell’Agricoltura

MADE GREEN IN ITALY

MADE GREEN IN ITALY: UN MARCHIO PER L’IMPRONTA AMBIENTALE DEI PRODOTTI MADE IN ITALY

Con Decreto ministeriale n. 56 del 21 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 29 maggio, è stato adottato il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti denominato “Made Green in Italy”. Il provvedimento è entrato in vigore il 13 giugno ed è stato adottato in attuazione dell’art. 21, comma 1 della Legge 221/2015 (cosiddetto Collegato ambientale), nel quadro delle iniziative di promozione della green economy.

Il decreto intende promuovere la competitività del sistema produttivo italiano a fronte della sempre crescente domanda, a livello nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.

Nel regolamento sono contenute le regole per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (PEF – Product Environmental Footprint), definita a livello comunitario nella Raccomandazione 2013/179/UE.

Va subito segnalato che si tratta di uno schema a cui possono accedere volontariamente i produttori di prodotti originari italiani (Made in Italy).

Il decreto si compone di 9 articoli e di 4 allegati.

Fra le definizioni contenute nell’articolo 2 merita particolare attenzione quella di regola di categoria di prodotto (RCP): si tratta delle indicazioni metodologiche rilasciate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (gestore dello schema) che definiscono le regole e i requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per una specifica categoria di prodotto. L’allegato I contiene la procedura per l’elaborazione e l’aggiornamento delle RCP (da effettuarsi ogni 4 anni).

Per ottenere il marchio Made Green in Italy per i propri beni che presentino prestazioni ambientali elevate e per i quali esista una RCP in corso di validità, il produttore presenta al Ministero competente domanda di adesione allo schema con le modalità descritte nell’allegato II. Qualora l’esame della domanda abbia esito positivo, il gestore concede al richiedente (entro 30 giorni dall’acquisizione dell’istanza) la licenza d’uso triennale del logo “Made Green in Italy” (v. infra) -rinnovabile dopo tale periodo – con le istruzioni per il relativo utilizzo (allegato IV al DM).

L’allegato III detta le regole per lo svolgimento delle verifiche indipendenti e per la convalida della documentazione presentata dal richiedente.

Il MATTM pubblica sul proprio sito web l’elenco dei prodotti che aderiscono allo schema, indicando altresì la validità della concessione d’uso del logo. Il diritto di utilizzare il logo può essere sospeso o revocato in caso di inosservanza delle disposizioni del decreto.

Avv. Stefania Gorgoglione

Centro per lo Sviluppo Sostenibile

Pubblicate le quattro direttive del “Pacchetto economia circolare”

Il 14 giugno 2018 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (L150) il cosiddetto “Pacchetto economia circolare”.

Si tratta di quattro Direttive in materia di rifiuti che modificano sei provvedimenti, anch’essi riguardanti la gestione dei rifiuti.

Le nuove norme comunitarie sono entrate in vigore il 4 luglio scorso, mentre gli Stati membri UE dovranno adeguare la propria legislazione nazionale entro il 5 luglio 2020. Saranno di conseguenza modificati i decreti legislativi attualmente vigenti nel nostro Paese nei settori interessati dalle quattro Direttive, a cominciare dal testo unico ambientale (D.Lgs. 152/2006).

Le modifiche legislative riguardano non solo la Direttiva “madre” sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE), ma anche la disciplina sulle discariche di rifiuti (Direttiva 1999/31/CE); la Direttiva sui veicoli fuori uso (Direttiva 2000/53/CE), su pile e accumulatori e relativi rifiuti (Direttiva 2006/66/CE) e sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Direttiva 2012/19/CE).

Le novità del “Pacchetto” riguardano anche la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

Con questi nuovi provvedimenti viene dato ulteriore impulso alla transizione verso la cosiddetta economia circolare, dove – a differenza del passato, non molto lontano per la verità – ogni prodotto non è più destinato necessariamente a giungere a fine vita. Anzi, l’obiettivo perseguito è di riutilizzare, riparare e riciclare i beni in modo da evitare il più possibile che debbano essere smaltiti.

Un ruolo centrale in questo contesto è svolto dalle imprese che saranno chiamate ad abbandonare la consuetudine di fabbricare prodotti a vita breve per concentrarsi su una progettazione più a lunga durata, prolungando dunque la vita dei loro prodotti; una sfida, ma anche un’opportunità per chi sarà in grado di coglierla.

Dall’altro lato i consumatori dovranno orientarsi verso scelte sostenibili. Ciò potrà avvenire grazie anche alla diffusione delle informazioni volte a favorire l’adozione di comportamenti più attenti verso il risparmio di risorse.

Infine anche la politica sarà chiamata a effettuare scelte orientate a questo nuovo approccio all’economia; un particolare impegno dovrà essere speso per abbattere gli ostacoli che ancora impediscono la realizzazione pratica della transizione verso un’economia circolare, anche attraverso la diffusione di una maggiore consapevolezza di cittadini e imprese dei vantaggi ad essa legati.

Avv. Stefania Gorgoglione

INSETTI EDIBILI: DA GENNAIO DAVVERO SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI?

Francesca Lotta esperta del Centro per lo Sviluppo Sostenibile smonta le fake news sugli insetti commestibili

Novel Food: le novità del nuovo regolamento

Il primo gennaio rappresenta una data importante per chi si occupa di innovazione nel settore alimentare: con il nuovo anno, infatti, è diventato applicabile il nuovo regolamento sui novel food (Reg. 2015/2283/UE). Il nuovo regolamento, che sostituisce il precedente vecchio ormai di vent’anni (Reg. 258/1997/CE), introduce numerose novità. Leggi tutto “INSETTI EDIBILI: DA GENNAIO DAVVERO SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI?”

Nasce a Milano un osservatorio per l’intero sistema food con i player più importanti a livello internazionale, pensando al futuro delle città metropolitane

IN THE MOOD FOR FOOD – POLITICHE ALIMENTARI METROPOLITANE – Centro per lo Sviluppo Sostenibile – Pensando alle generazioni future

 

Il progetto In the Mood for Food – promosso da Centro Sviluppo Sostenibile,

CibiLab, Società Umanitaria e Centro Studi Anticontraffazione con il patrocinio e il supporto di  Città Metropolitana di Milano, del Comune di Milano e di Confcommercio – ha avviato durante la settimana milanese dedicata al food l’ambizioso progetto di attivare un osservatorio dedicato all’intero sistema del Food e al futuro dell’alimentazione nelle città metropolitane, coinvolgendo i top player dei vari comparti interessati.

Quattro i focus a cura dei singoli coordinatori: alimentazione metropolitana e sostenibilità,  a cura di Andrea Mascaretti (Presidente Centro per lo Sviluppo Sostenibile); tradizione e ricerca nel settore agroalimentare, a cura di Toni Sarcina (Presidente CibiLab) e di Paola Chessa Pietroboni, direttore CiBi; contraffazione e tutela del made in Italy, a cura di  Daniela Mainini (Presidente Centro Studi Anticontraffazione); il cibo e l’uomo, a cura di Maria Helena Polidoro (Direttore Generale Società Umanitaria) Leggi tutto “Nasce a Milano un osservatorio per l’intero sistema food con i player più importanti a livello internazionale, pensando al futuro delle città metropolitane”

Centro per lo Sviluppo Sostenibile: la sostenibilità alimentare tra le nostre priorità

il Centro per lo Sviluppo Sostenibile di Milano impegnato nella diffusione della sostenibilità alimentare

Attualmente ogni abitante della terra dispone, mediamente, di una quantità di cibo pari a 3000 kcal al giorno rispetto alle 2.500 Kcal del 1961. Una cifra che sarebbe adeguata se non nascondesse profonde disparità. Se l’obiettivo è di raggiungere, nel 2050, una disponibilità di 3 mila chilocalorie al giorno per tutti gli abitanti del pianeta, in modo sostenibile ed eliminando le disparità, i consumi dovrebbero crescere del 30% nei Paesi in via di sviluppo mentre nei Paesi industrializzati dovrebbero diminuire del 25%.

Papa Francesco, nel suo discorso alla FAO del 2014 ci rammenta che le origini di tutti i mali è l’inequità  e sollecita ad avere “sguardo e cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà”.

Le motivazioni che inducono ad abbracciare e sostenere i principi della sostenibilità possono essere diversi. Indipendentemente dalle motivazioni che stanno alla base di un percorso di sostenibilità, ogni passo che viene sostenuto in questa direzione porta a dei benefici, sia nel “piccolo” es famiglia-azienda, che progressivamente in termini di società tutta, come affermato dal documento The State of Food and Agriculture della FAO (2014) secondo il quale l’innovazione nei Paesi in via di sviluppo deve iniziare dai singoli nuclei famigliari per poi estendersi.

L’importante è iniziare un percorso di miglioramento, che dovrà essere continuo nel tempo e che consenta di garantire il diritto all’accesso al cibo e un impiego sostenibile della biodiversità.

L’impegno di molti prima e dopo Expo Milano 2015 ha reso più veloce il percorso, ma resta ancora molto da fare e occorre un impegno costante da parte di tutti.

Testo scritto da Maura Calliera e Andrea Mascaretti, tratto da White Paper of Edible Insects (il libro bianco è stato ufficialmente presentato al Padiglione UE in Expo 2015)

AL VIA COBAT ZERO WASTE, L’ECONOMIA CIRCOLARE A PORTATA DI CONSUMATORE

Una garanzia totale sui prodotti, che copra anche il ritiro gratuito quando questi smetteranno di funzionare e l’acquirente se ne vorrà disfare. È questo Cobat Zero Waste, il nuovo progetto del Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, pioniere in Italia dell’economia circolare, che in questo modo anticipa le nuove linee guida dell’Unione Europea con un servizio che tutela produttori, cliente finale e ambiente. La novità è stata presentata a Milano, nell’ambito di Panorama d’Italia, il tour delle eccellenze imprenditoriali della Penisola organizzato dal settimanale Panorama.

Forte di oltre 25 anni di esperienza nel settore della gestione dei rifiuti tecnologici, Cobat si allea con i produttori per aiutare i clienti, che spesso non sanno cosa fare quando un bene non funziona più o viene sostituito da uno nuovo.

Il progetto Cobat Zero Waste permetterà ai produttori di avere la certezza che i propri beni siano davvero a impatto zero, trasformandosi grazie al riciclo in nuove materie prime da reimmettere nel ciclo industriale, e agli acquirenti di avere un servizio personalizzato di ritiro di questi beni quando vogliono sostituirli o gettarli.

Il sistema è semplice e rivoluzionario. Chi compra un prodotto che aderisce al progetto Cobat Zero Waste, troverà una garanzia aggiuntiva da attivare tramite un portale ad hoc. Attraverso il software di Cobat, potrà scaricare l’attestato e richiedere il ritiro del prodotto quando se ne vorrà disfare. Senza limiti di tempo e gratuitamente.

“Cobat Zero Waste nasce dall’esigenza dei produttori di offrire un servizio che tuteli davvero i propri clienti – spiega Giancarlo Morandi, presidente di Cobat – Non si tratta solo di vendere un prodotto, ma di garantirlo per tutto il suo ciclo di vita, anche quando smetterà di funzionare. Una garanzia per l’ambiente, perché si avrà la certezza che questo bene finisca nel circuito virtuoso del riciclo attraverso un sistema di tracciabilità tra i più avanzati al mondo. E una garanzia per i cittadini, che hanno finalmente la possibilità di fare scelte ecosostenibili con la semplicità di un click”.

ABB – leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione – in uno scenario caratterizzato da una crescente attenzione verso lo sviluppo sostenibile ha scelto di aderire per prima al progetto Cobat Zero Waste a garanzia dei propri prodotti e servizi.

“Dato il nostro impegno nel campo delle energie rinnovabili e eco-sostenibilità, abbiamo deciso di aderire al progetto Cobat Zero waste – spiega Fabrizio Lorito, Marketing Manager DM Division ABB Italia – L’abbiamo fatto per dare maggior garanzia ai clienti attraverso la tracciabilità delle batterie dei nostri inverter solari con accumulo nel loro intero ciclo di vita, dall’acquisto fino allo smaltimento”.

Cobat vanta oltre 25 anni di esperienza nel settore della raccolta e del riciclo di prodotti tecnologici a fine vita: batterie esauste, RAEE, inclusi i moduli fotovoltaici, e pneumatici fuori uso. Offre un servizio integrato alle imprese per diverse tipologie di rifiuto, con un’offerta personalizzata sulle esigenze delle aziende.

ABB (ABBN: SIX Swiss Ex) è un leader tecnologico all’avanguardia nei prodotti per l’elettrificazione, nella robotica e nel controllo di movimento, nell’automazione industriale e nelle reti elettriche al servizio di clienti nelle utility, nell’industria, nei trasporti e nelle infrastrutture a livello globale. Da oltre 4 decenni ABB sta scrivendo il futuro della digitalizzazione industriale. Con oltre 70 milioni di apparecchiature connesse grazie a oltre 70.000 sistemi di controllo installati presso clienti in ogni settore, ABB è posizionata al meglio per trarre beneficio dalla quarta rivoluzione energetica e industriale. Forte di un’eredità sviluppata in più di 130 anni, ABB opera in oltre 100 Paesi con circa 135.00 dipendenti.
www.abb.it